Contatore

venerdì 20 agosto 2010

Ydalir e il cervo

 Il terreno scorreva veloce sotto le ruote del carro. Di tanto in tanto un sasso faceva sobbalzare tutta la struttura ed Alessio si prendeva delle gran botte alla schiena. Ma il viaggio si stava rivelando piacevole, merito dell'aria fresca che gli solleticava la pelle e dei colori così vividi di quel mondo a lui sconosciuto. Al carro erano aggiogati due buoi robusti che correvano come se avessero il diavolo alle calcagna. Un anziano signore dalla pelle abbronzata sedeva a carretta e spronava gli animali, reggendo con una mano il cappello di paglia che rischiava di volare via da un momento all'altro. Era il vecchio Garreth, il proprietario del carro, un uomo alla mano ed alquanto chiassoso. Più avanti galoppavano i nove cavalieri che li avevano tratti in salvo.
Alessio si scosse dai suoi pensieri e guardò Ollerus che se ne stava seduto con le gambe distese, appoggiato ad un sacco di farina a fumare con gusto la pipa.
-Chi sono quelli?- Chiese Alessio.
-Sono amici. Gawain Darius è il mio comandante.-
Alessio annuì e tornò a guardare il paesaggio, ma dopo poco tornò a chiedere:
-Come sapevano dove trovarci?-
-Il mio cavallo.- Rispose laconico Ollerus.
Alessio lo guardò interrogativamente, ma il cacciatore non gli prestava attenzione, così preferì non chiedere altro. Ollerus si raddrizzò, depose la pipa e chiamò Alessio.
-Il mio cavallo è arrivato al caer ieri notte. I miei compagni sapevano che ero uscito a caccia e sapevano anche dove. Quando hanno visto avvicinarsi il temporale si sono preoccupati e hanno inviato un messaggero al nostro capitano, che era fuori con una piccola squadra, in perlustrazione. Così il capitano è venuto a cercarmi, e per fortuna oserei aggiungere!-
-Perchè ha lasciato andare quell'orco?-
-Ho ucciso suo fratello ed ora sono in pericolo. Ma io sono solo un cacciatore, se Gawain avesse fatto prigioniero o ucciso quell'orco ora il caer sarebbe in guerra con il suo clan.-
-Ma se non siete in guerra perchè hai inseguito ed ucciso Lorre?-
Ollerus riprese la pipa, la riaccese e tirò una profonda boccata.
-Devi sapere- rispose, -che gli orchi fino a poco tempo fa erano pacifici. Fanno una vita nomade, radunati in piccoli clan. Si spostano con il cambiare delle stagioni e vivono di quello che gli offre la terra. Io e la mia gente abitavamo le terre a nord di qui. Era una bella regione e il mio popolo era prospero. Ma due anni fa gli orchi si spinsero fino alle nostre terre e le razziarono, spingendoci a trovare riparo sempre più a sud. In molti morirono, altri fuggirono verso altri regni. Siamo rimasti in pochi fedeli alla nostra terra e ci siamo dovuti rintanare a Caer Ydalir. Ora gli orchi hanno fermato le razzie ma occupano il nostro regno e noi non abbiamo le forze necessarie per riprendercelo. Riusciamo a resistere al caer ma nulla di più. Per questo non possiamo dichiarare guerra, ma capita a volte che qualche orco si spinga fino alle nostre fattorie in cerca di prede. Ieri stavo cacciando lungo il fiume quando ho visto del fumo alzarsi da dietro una collina, sono andato a controllare ed ho trovato Lorre che con una fiaccola in mano dava fuoco al granaio dei Masser per stanarli fuori e depredare la fattoria. Il resto lo sai.-
Nel carro scese il silenzio. Ollerus continuava a fumare con il capo chino mentre Alessio ripensava alla triste storia del cacciatore e della sua gente.
-Eppure è così strano.- mormorò Ollerus, più a se stesso che ad Alessio.
-Cosa è strano?-
-E' come se qualcosa spingesse gli orchi a sud, come loro spingono noi. E' come se stessero fuggendo da qualcosa. Io non riesco a provare rancore verso di loro, perchè se hanno occupato le nostre terre è stato per necessità, ne sono sicuro. Non sono mai stati ostili.
-Lorre lo è stato.-
-Già. Lo è stato. Sai, una settimana fa, al caer, un ladro è entrato nella casa di un artigiano e lo ha ucciso, ma non per questo odio tutti gli uomini, giusto?-
Il carro si fermò bruscamente, mettendo fine alla conversazione. Alessio ed Ollerus si sporsero verso Garreth per capire cosa stesse succedendo. All'esterno gli alberi cedevano poco più avanti il passo ad un vasto prato. Il confine tra il bosco ed il prato era delimitato da un muricciolo in pietra con un'apertura al centro dalla quale poteva passare solo un uomo alla volta. I cavalieri erano già dall'altra parte, eccetto Gawain Darius che si stava avvicinando al carro. Garreth disse ai due passeggeri di scendere, che da lì in poi sarebbero dovuti andare a piedi. Infatti non c'era modo di aggirare il muro, che continuava anche all'interno del bosco.
Ollerus scese per primo, seguito da Alessio. Furono subito raggiunti da Gawain, il quale salutò velocemente Garreth. Aspettò che il fattore fosse ripartito e poi si rivolse direttamente ad Alessio.
-Questo è il confine del territorio di Caer Ydalir. Conosco il tuo nome, Aleski, ma non so chi sei né da dove vieni. Ora mi chiedo, posso fidarmi e farti entrare? Ollerus dice di sì, e la sua parola è molto importante per me. Ma invero io vedo un uomo vestito in maniera stravagante di fronte a me, un uomo disarmato ed indifeso che però era vivo nelle Wavelands. Da dove vieni?-
Alessio temeva quella domanda da quando era salito sul carro. Non voleva essere preso per pazzo ma ora Gawain sospettava di lui e forse era anche peggio. Decise di andarci cauto:
-Vengo dal bosco, signore.-
Gawain Darius lo fissò dritto negli occhi. Alessio si sentiva tremendamente a disagio.
-Se tu provenissi da una fattoria delle Wavelands Ollerus ti conoscerebbe. E' davvero strano che tu venga da fuori, ma è ancora più strano che tu abbia oltrepassato il bosco in queste condizioni.-
-Signore- si intromise Ollerus: -Ho trovato Aleski sul colle di guardia, quello appena fuori dal bosco. Sembrava spaesato e non aveva mai visto un orco. Non penso sia una spia, signore.-
L'espressione di Gawain sembrò rabbonirsi e quando riprese la parola era più calmo:
-Aleski, devi capire che in assenza del re io ho il comando del caer e non posso prendermi la responsabilità di far entrare degli sconosciuti, soprattutto di questi tempi. Se hai davvero attraversato il bosco allora devi venire da Albalonga, più oltre c'è il mare ed escludo che tu venga dal paese di Lot, o persino oltre. Dunque?-
Alessio si guardò intorno spaesato e confuso. Infine si decise e chiese a fatica:
-Avete mai sentito parlare di Italia? Europa?-
I due scossero la testa perplessi.
-Come immaginavo.- Annuì Alessio. -Io non ho attraversato nessun bosco. Ero a casa mia, in Italia, sono passato dal cancello per cercare il mio amico ed eccomi nel bosco. Una magia, ecco cos'è stato. Poi ho incontrato Ollerus ed ora sono qui. Non so neanche dove sia “qui”. E' tutto diverso, è tutto così strano.-
-Che cosa stai dicendo?- Chiese perplesso Gawain Darius
-Sto dicendo che questo non è il mio mondo.- Rispose Alessio tutto d'un fiato.
Seguirono attimi di silenzio, poi Gawain si rivolse ad Ollerus:
-Cosa ne pensi?-
-Che non stia mentendo. Il suo atteggiamento, l'abbigliamento, la comparsa improvvisa. Di sicuro non è di Albalonga. E Darius, posso parlare liberamente?-
-Certo, Ollerus.-
-Aleski non ha l'aspetto della spia. E poi spia di chi? Non siamo in guerra con nessuno e non abbiamo nulla da nascondere. Non so se viene da un altro mondo oppure se ha preso una botta in testa nel bosco, ma io non me la sento di lasciarlo qui da solo. Ti dirò di più, cercherò anche il suo amico.-
-Grazie Ollerus, lo apprezzo molto.- Disse Alessio.
Gawain Darius sembrò pensare al da farsi, poi finalmente emise la sua sentenza:
-La tua storia è molto strana Aleski, ma Ollerus ha ragione. Ti accolgo nel caer, ma ti chiedo di non dire a nessuno ciò che hai detto a noi. Prima voglio verificare le tue informazioni. Diremo che sei un contadino venuto da una fattoria al limitare del bosco. Ollerus cercherà il tuo amico e tu vivrai al caer. Ma ogni mercoledì sera sarai mio ospite e parleremo di questa tua strana storia, e cercherò di vederci chiaro. Pensi che sia un giusto compromesso?-
-Sì, Gawain Darius. Non ho altro posto dove andare e sono molto preoccupato per il mio amico Claudio.-
Il capitano si scusò con i due per non avere un mezzo di trasporto che li portasse fino al caer, ma Ollerus gli disse di non preoccuparsi e di proseguire pure, che loro avrebbero camminato agevolmente sul terreno pianeggiante che li divideva dalla comune destinazione. In fondo mancavano solo due ore di viaggio al caer ed all'interno del confine erano al sicuro.
Gawain Darius ed i suoi cavalieri partirono al galoppo salutando e lasciando nuovamente soli Alessio ed Ollerus.
Il cammino si rivelò piacevole. Il sentiero si snodava tra boschetti di aceri ed ontani per poi spaziare in vasti campi di grano, dove le spighe dorate si elevavano ben sopra le loro teste nascondendo alla vista tutto ciò che c'era intorno.
-E' bello l'Ydalir, vero?- Chiese Ollerus, abbracciando con un ampio gesto del braccio il territorio circostante.
Alessio vide alzarsi in volo da una betulla isolata uno stormo di fringuelli, che volteggiarono sulle spighe di grano alla ricerca di cibo per poi salire in cielo, impreziosendo la mattina con il loro canto allegro.
-Bellissimo.- Rispose Alessio. Dopo i nove giorni passati segregato in casa di suo nonno, dopo il tetro bosco e le colline infestate di orchi finalmente il suo cuore si sentiva in pace. Le preoccupazioni lasciarono spazio ai ricordi e Alessio provò la stessa sensazione di quando da bambino giocava nel bosco dietro casa, facendo finta che dietro agli alberi si nascondessero elfi e folletti.
Un ruscelletto costeggiava il sentiero che stavano percorrendo. Stavano per lasciare un vasto campo per entrare in una macchia di alberi e non appena vi furono dentro il ruscello aumentò la sua portata. La strada iniziò una leggera discesa e di fronte a loro curvava bruscamente. Oltre la curva non si vedevano più alberi, perchè il terreno si apriva in uno strapiombo di una decina di metri. Il ruscello proseguiva oltre il ciglio dello strapiombo in una piccola cascata e finiva sul fondo in uno specchio d'acqua limpida e fresca, circondata da salici che tuffavano i loro rami frondosi nel laghetto. Un sentiero accidentato si diramava da quello principale per raggiungere il lago ed Ollerus decise di scendere per bere e rinfrescarsi. Era quasi mezzogiorno ed Alessio fu contento di poter fare una sosta. Raggiunsero il lago non senza difficoltà in quanto il sentiero era davvero ripido. Ollerus era appesantito dal suo equipaggiamento, mentre Alessio aveva i piedi martoriati dalle sue stesse scarpe. La fatica fu premiata quando finalmente misero piede sulla spiaggetta ghiaiosa che costituiva la riva del lago. Ollerus affondò le mani nell'acqua e bevve di gusto, si bagnò i capelli e la faccia ed infine si sedette compiaciuto. Alessio mise i piedi a mollo e rimase estasiato a guardare i piccoli pesci che nuotavano tutt'intorno. Intanto Ollerus cercava invano di accendere la pipa con l'acciarino, ma aveva bagnato la pietra focaia. Alessio lo vide e non riuscì a trattenersi dal ridere.
-Ah non c'è nulla da ridere!- Ringhiò Ollerus senza convinzione. Infatti poco dopo cominciò a sorridere e poi a ridere divertito. Alessio gli si avvicinò, affondò una mano nella tasca del jeans e quando la riestrasse aveva le dita chiuse intorno allo zippo arrugginito che aveva trovato nel bosco. Ollerus lo guardò dubbioso ed Alessio assaporò attimo per attimo lo stupore che affiorò sul viso del cacciatore quando con il pollice fece ruotare la rotella ed accese la fiamma. Ollerus prese in mano l'accendino, lo rigirò un paio di volte ed infine, con soddisfazione, accese la sua pipa.
-Te lo regalo.- Disse Alessio. -Lo ridarai a Claudio quando lo troverai.-
Ollerus annuì ed allungò il braccio per stringere la mano tesa di Alessio.
-Non so chi tu sia Aleski, né da dove tu venga. Ma ho deciso di crederti e stai certo che avrai sempre un alleato qui nell'Ydalir.-
-Grazie mille.-
-Sai,- disse Ollerus cambiando tono -dicono che fu proprio sulle sponde di questo lago che Ydalir fu abbandonato dalla sua compagnia.-
-Di che stai parlando?- Domandò Alessio.
-Non hai ascoltato la mia canzone?-
-Solo il finale.-
-E' una storia che tutti i cacciatori conoscono e che cantano nei momenti di solitudine. La storia di Ydalir il cacciatore, che si innamorò della dea cervo Duneyrr. Si dice che Ydalir fosse solito cacciare con i suoi compagni in questi boschi, ma un giorno si distaccò dal gruppo e vagò solitario lungo i sentieri degli animali. Arrivò ad una radura, dove vide una donna bellissima intenta a pettinarsi i lunghi capelli ramati. Ydalir rimase senza parole e se ne innamorò all'istante. L'uomo innamorato diventa incauto, e infatti Ydalir, desideroso di carezzare quella pelle liscia e pallida le si avvicinò con irruenza. Svelta come un daino la fanciulla scattò in piedi e lo fissò negli occhi. Ydalir si perse nelle profondità di quelle iridi blu notte, le quali dovevano in tempi remoti aver contemplato l'immensità dell'universo ed averne catturato l'infinita bellezza nei colori che in esse vorticavano. Ma la visione durò un battito di ciglia, poi la fanciulla scappò correndo a perdifiato nel fitto degli alberi, ed Ydalir ebbe l'impressione di veder correre un bellissimo cervo bianco.
-Tornato dai suoi compagni Ydalir chiese che quel giorno e i giorni a seguire non si uccidessero più cervi, ma i compagni non gli diedero retta. La settimana seguente, durante una battuta di caccia, Coran il veloce avvistò un cervo albino ed avvertì gli altri che quello sarebbe stato la sua preda. Ne seguì le tracce per tutto il giorno e quando la luce del sole iniziò a calare finalmente lo scorse intento ad abbeverarsi ad una fonte. Silenzioso tese l'arco e si preparò al tiro, ma all'improvviso qualcuno lo assalì alle spalle. Coran e l'assalitore rotolarono tra le foglie, rompendo sotto il loro peso l'arco. Quando finalmente la foga del combattimento si arrestò Coran poté vedere in volto il suo nemico: era Ydalir. Fulmineo Coran sfilò dalla cinta di Ydalir il coltello e scaraventando l'amico di lato si avventò sul cervo, che era rimasto a guardare la scena. Ma Ydalir, furioso, raccolse da terra la punta spezzata della freccia, con due balzi fu addosso a Coran e gli piantò l'arma nel collo.
-Disperato ed imbrattato di sangue Ydalir tornò dai suoi compagni per chiedere perdono, ma loro non furono disposti a concederlo. La punizione fu severa: Ydalir venne bendato e fatto montare a cavallo, portato nel fitto del bosco e lasciato al suo destino, senza cibo, acqua né armi per difendersi. Un tempo questo bosco era immenso, e si diceva che gli alberi non lasciassero uscire chi si era macchiato di infamia. Le voci dicevano che gli alberi di questa foresta si spostassero per far smarrire la via agli ingiusti. E fu davvero così, in quanto Ydalir, pur essendo un provetto cacciatore, non riuscì a trovare la strada di casa per settimane.
-Ma un giorno dal bosco uscì il cervo. Era bianco e lucente, ma Ydalir non riusciva a guardare che gli occhi, gli stessi occhi della fanciulla nella radura. “Sei tu?” Chiese al cervo, e il cervo annuì. “Mi hai salvato la vita” disse l'animale con voce melodiosa, “ora io salverò la tua.” Fu così che Ydalir seguì il cervo lungo boschi, costeggiando fiumi, scalando i monti. Durante questo peregrinare Ydalir cantò per il cervo e compose odi sulla bellezza della fanciulla nella quale lo aveva visto trasformato. Fu così che piano piano il cervo si innamorò del cacciatore. Ed una sera gli chiese “sai chi sono, Ydalir amico dei cervi?”, ed Ydalir rispose “tu non puoi che essere la stella che brilla nel cielo nell'ora più buia della notte.” “Hai il coraggio di pronunciare il mio nome, Ydalir?” chiese il cervo. Ed Ydalir rispose, “certo, Duneyrr, mia dea.” Dai bellissimi occhi del cervo sgorgò una singola lacrima e Duneyrr lasciò le spoglie animali per mostrarsi ad Ydalir così come lui l'aveva conosciuta nella radura. Poi lo prese per mano, lo baciò a lungo ed infine lo condusse nelle sedi celesti degli dei.
-Il caer e tutta la regione prendono nome da Ydalir, e di solito evitiamo di cacciare cervi. Stanotte se vorrai potrai cercare a nord-est due stelle gemelle, le più brillanti di quel quadrante. Quelle sono Duneyrr ed Ydalir, o almeno così dicono le leggende.-
Nel primo pomeriggio il sentiero uscì dal riparo degli alberi e li portò sotto il caldo sole estivo. Appena fuori dal bosco i due affrontarono una lieve pendenza fino ad un pianoro ricoperto di non-ti-scordar-di-me e punteggiato da vivaci bocca di leone. Proprio nel centro del pianoro c'era una roccia piatta e liscia, ricoperta di muschio. Probabilmente qualcuno l'aveva posizionata proprio lì, come se fosse una rudimentale panchina. Ollerus vi si sedette con le gambe allungate, estrasse la sua pipa, la accese e si portò una mano alla fronte per coprirsi gli occhi dal sole.
-Che fai?- Chiese sorpreso Alessio.
-Guarda tu stesso.- Rispose Ollerus indicando un punto della valle sottostante.
Alessio seguì il dito di Ollerus e rimase a bocca aperta. Il cacciatore rise di gusto, poi si ricompose e con il petto gonfio d'orgoglio esclamò:
-Benvenuto, a Caer Ydalir!-

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